AD UNA CALABRIA CHE MUORE…… UNA FORTE RISOLUTIVA PROTESTA !


La domanda che i calabresi spesso si pongono, in particolare dopo la nomina del “governo dei professori “ o meglio “ della finanza europea” , è se la Calabria può ancora sperare di salvarsi da una emarginazione definitiva in cui la politica l’ha trascinata !
E’ un destino di una terra che non riesce a rimuovere da sé l’etichetta incollatele da Giustino Fortunato : “ sfasciume pendulo sul mare “ giacchè succube di una politica incapace di ridarle un fondamento di credibilità e che negli anni l’ha portata a morire al tavolo delle decisioni della politica nazionale.
Colpa di un elettorato incapace di reagire con una forte e rivoluzionaria richiesta perché la politica smetta di mettersi al servizio delle forti lobbj nazionali facendosi strumento di difesa di interessi particolari e si proponga, finalmente, come determinata modalità di una decisa azione tesa al suo riscatto.
E’ mancata alla politica ed agli elettori, che a questa politica si sono “piegati” , la decisa e determinante volontà di una lotta intransigente ed articolata a tutti i livelli - culturali,amministrativi, legislativi, economici – per far uscire definitivamente la Calabria dal pantano e dalla morsa mortale e squalificante dei condizionamenti diretti e indiretti del potere mafioso che nelle sue forme di criminalità organizzata continua a costituirsi,ormai, quasi come potere alternativo a quello di uno Stato sempre più lontano da questa terra.
Una politica ed un elettorato che mancano della volontà di tagliare alle radici , nelle diverse realtà operative, il vizio della prevaricazione dei diritti degli altri, delle strumentalizzazioni a fini di parte o di funzione degli strumenti del potere gestito molto spesso in modo arrogante e per nulla rispettoso dei valori umani e materiali e che la società civile, non ascoltata ed emarginata, potrebbe porre a disposizione al di fuori del recinto della politica e dei clan personali.
Sembra che questo elettorato calabrese non voglia capire che l’apertura della politica alla società civile non si realizza con fatti meramente organizzativistici o con la lusinga di qualche posto nelle liste elettorali, ma attraverso una politica coerente e continua tesa a valorizzare le energie migliori senza discriminazioni di tessere, correnti o vincoli personali.
Dalla occupazione del potere da parte della “ mala-politica “ , eredità del passato, la Calabria - terra di cattolici (sic!) e di massoni (sic!) - non ha mai saputo o voluto sdoganarsi arrivando ,ad ogni pur minimo tentativo di contrasto, alla ripulsa ed al cecchinaggio d’ogni libero pensiero. Eppure questo elettorato calabrese avrebbe da tempo dovuto capire che o interverrà una modifica profonda dei metodi e della cultura finora imperanti nella politica di questa regione o non ci sarà più destino per una “ nuova alba politica “ che possa aver successo nella lotta alla mentalità che, per sì larga parte,è causa dei guai della nostra sfortunata terra.
Oggi solo i calabresi possono salvare la Calabria.
E’ la Calabria , che non può sperare nell’aiuto dello stesso Mezzogiorno, a dover trovare gli strumenti per elaborare un nuovo linguaggio necessario ad imbastire il suo discorso politico con questo governo per riuscire a darsi – senza aspettare aiuti esterni - una strategia di opportuni e necessari collegamenti con le forze reali della produzione, della tecnica, della cultura.
La Calabria non può accettare di uscire schiacciata , ancora una volta, dal rullo compressore delle aree forti del Paese e da questo “ governo dei professori “ i cui danni la gente di Calabria misurerà a brevissimo tempo.
E’ tempo che i calabresi riconoscano che le consuete liturgie ammannite dalla politica hanno prodotto solo immobilismo, inefficienza, equivoci e compromessi che hanno prodotto la “ divisione “ tra le tre città capoluogo : Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza ed una eterna “incompiuta” autostradale, una Jonica dei sogni ed il miraggio di una adeguata ferrovia tirrenica e jonica.
Ecco perché sarebbe tempo che ad una Calabria che muore è improcrastinabile una forte rivolta etico-culturale.
L’eccezionalità della “ emergenza Calabria “ - da tutti rilevata – dovrebbe spingere ad una aggregazione in un impegno unitario di lotta : popolo viola, forconi, indignados, studenti, CGIL assieme a quelle energie vive e realmente presenti nella comunità calabrese per fermare il degrado della vita di questa nostra regione.
Non penso ci siano altre strade percorribili nell’interesse della Calabria e della sua giusta collocazione nel problema nazionale.
Sergio Scarpino . Ciao provo il sito.